In che cosa consiste la tecnica della sommersione invernale dei campi a riso?

La sommersione invernale consiste nella sommersione dei campi a riso dopo la raccolta della coltura, mantenendo per un periodo che va dall’autunno–inverno alla primavera successiva (minimo 60 giorni) una lama d’acqua di 5–12 cm.

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Come avviene la gestione delle piante infestanti?

Le tecniche conservative potrebbero portare ad una maggiore diversificazione delle problematiche malerbologiche:

  • Lo sviluppo di infestanti non tipiche della risaia, in modo particolare con l’utilizzo della tecnica di semina interrata. In questo contesto risulta fondamentale l’utilizzo del Glifosate per ottenere un buon controllo di pre-semina.
  • Il controllo del riso crodo. Utilizzando la tecnica di semina interrata su sodo, l’unica soluzione applicabile con varietà di riso convenzionali è il trattamento con Glifosate in pre-semina. Tuttavia si osserva un’azione parziale sulle plantule appena germinate che rimangono coperte dai residui colturali, in quanto il principio attivo non raggiunge la parte epigea della pianta. Per risolvere tale problematica può essere determinante l’utilizzo di varietà Clearfield, che permettano quindi un controllo del riso crodo in post emergenza.
  • Con la semina interrata su sodo si ha una riduzione della pressione delle malerbe tipiche della risaia. Se le infestazioni vengono ben controllate nei primi anni di conversione, si assiste ad una graduale riduzione della banca seme nei primi strati del suolo e ad una conseguente riduzione delle infestanti negli anni successivi.
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Esistono varietà più adatte allo scopo?

Sono da preferire varietà di riso in grado di sviluppare un elevato accestimento, in modo da compensare le difficoltà nel raggiungere un adeguato investimento iniziale. Per la stessa ragione, la scelta di varietà con una elevata produzione di spighette per pannocchia può rivelarsi determinante per sopperire ad una riduzione della densità di culmi. Varietà caratterizzate da architettura e sviluppo dell’apparato radicale adeguati, sono inoltre importanti per un migliore sviluppo della pianta nelle specifiche condizioni del suolo.

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Quali sono i punti critici delle tecniche conservative?

Aspetti critici, che potrebbero ostacolare la diffusione della tecnica, riguardano l’evoluzione del quadro malerbologico e l’efficienza delle relative tecniche di gestione delle infestanti, nonché gli effetti delle pratiche sul suolo. Le tecniche di lavorazione conservative, infatti, soprattutto se ripetute per più anni consecutivi, potrebbero portare ad irregolarità nel piano degli appezzamenti con la conseguente necessità di ricorrere all’aratura. Sono da evitare inoltre le carreggiate prodotte dalla mietitrebbia alla raccolta, a causa degli effetti negativi sul suolo, che potrebbero essere eliminati soltanto con interventi invasivi. Risulta infine importante una omogenea distribuzione dei residui colturali alla raccolta per evitare problemi di germinazione della coltura e di controllo delle infestanti.

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Ci sono differenze nei costi di produzione tra tecniche di lavorazione conservativa e tradizionale?

Le lavorazioni conservative generalmente permettono un risparmio sui costi di produzione. Il minor numero di interventi colturali, a profondità limitate e senza l’utilizzo di organi lavoranti azionati dalla presa di potenza consentono un significativo risparmio sul carburante. Non meno importante risulta la riduzione dei costi di manodopera, derivante da una maggiore velocità nelle operazioni di preparazione del suolo.

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Le produzioni che si ottengono con le lavorazioni conservative sono paragonabili a quelle di un’aratura tradizionale?

I risultati delle sperimentazioni e delle prove dimostrative mettono in evidenza come la tecnica della minima lavorazione, se eseguita seguendo le migliori pratiche di coltivazione, permetta di ottenere performance produttive paragonabili alla tradizionale aratura. Con l’utilizzo della tecnica di semina su sodo, di norma, si osservano livelli produttivi inferiori alla tecnica convenzionale. Tale risultato è da mettere in relazione ad un basso investimento iniziale della coltura non completamente compensato dall’accestimento.

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