Agricoltura conservativa

Nell’ambito delle tecniche di agricoltura conservativa, la minima lavorazione e la semina su sodo rappresentano una valida opportunità per una risicoltura innovativa e sostenibile, rivolte ad un risicoltore attento all’agroecosistema ed interessato a ridurre i costi aziendali.

Ristec Agricoltura Conservativa

Nell’ambito delle tecniche di agricoltura conservativa, la minima lavorazione e la semina su sodo consentono una riduzione degli input energetici e una maggiore dinamicità dell’organizzazione aziendale. Esse mirano alla prevenzione dell’erosione e alla conservazione della sostanza organica del suolo, la prima favorita da una maggiore capacità del suolo di trattenere l’acqua, la seconda promossa dalla maggiore stabilizzazione della sostanza organica. Viene rilevato, inoltre, come nei sistemi gestiti con lavorazioni conservative si noti un aumento della biodiversità e della complessità ecologica.

Negli ultimi anni si è assistito a nuovi impulsi che hanno favorito la diffusione di sistemi di agricoltura conservativa in risicoltura. Motivazioni ambientali, quali la riduzione dei consumi energetici, delle emissioni di CO2, della biodiversità e della fertilità dei suoli, hanno indotto infatti le Regioni risicole (Lombardia e Piemonte) ad inserire le lavorazioni conservative tra le misure agro-ambientali sostenute con il Programma di Sviluppo Rurale. Sul fronte agronomico, invece, la meccanica agraria ha messo a disposizione soluzioni che hanno gradualmente permesso di migliorare gli standard produttivi e gli aspetti operativi di queste tecniche.

Dal punto di vista economico, infine, tali tecniche consentono un significativo risparmio dovuto al minor numero di interventi colturali, oltre che una notevole velocità di svolgimento delle operazioni di preparazione dei letti di semina nella primavera con un conseguente risparmio complessivo di manodopera.

Le tecniche

Minima lavorazione
La tecnica consiste nell’eseguire una lavorazione del suolo mediante un’attrezzatura dotata di organi lavoranti non azionati dalla presa di potenza ad una profondità massima di 15-20 cm. Le attrezzature comunemente usate sono erpici combinati con dischi, ancore e rulli di varia tipologia.
La semina del riso può avvenire sia in acqua sia in asciutta con seminatrice a file.

Semina su sodo
La semina su sodo non prevede alcun tipo di lavorazione del suolo. La semina del riso può avvenire con la tecnica della semina interrata, utilizzando delle seminatrici specifiche per la semina diretta.
È bene evitare il più possibile il compattamento del suolo e la creazione di carreggiate, pertanto è consigliato adottare tutti gli accorgimenti tecnici necessari ad evitare il problema.

Le attività del progetto relative alle tecniche di agricoltura conservativa comprendono la valutazione degli aspetti agronomici della coltura e dell’efficienza della concimazione azotata, l’influenza della tecnica sulle dinamiche della sostanza organica e l’adattamento varietale in funzione delle caratteristiche degli apparati radicali.

agricoltura conservativa: tecnica della minima lavorazione

Minima lavorazione

agricoltura conservativa: tecnica della semina su sodo

Semina su sodo

La sperimentazione

L’attività dimostrativa del progetto RISTEC si inserisce all’interno di una sperimentazione di lungo periodo iniziata nel 2012 e volta a confrontare le tecniche conservative di minima lavorazione e semina su sodo con la tradizionale aratura.

Lo schema sperimentale

Trattamenti a confronto:

  • Aratura. Lavorazione convenzionale eseguita in primavera a 30 cm di profondità e seguita da livellamento e affinamento del terreno.
  • Minima lavorazione. Eseguita mediante un passaggio di erpice combinato a dischi, privo di organi lavoranti azionati dalla presa di potenza, ad una profondità di circa 10 cm.
  • Semina su sodo. Avvenuta utilizzando una macchina prodotta dalla John Deere.

Varietà utilizzata: Sole CL, appartenete al gruppo merceologico delle varietà di riso a granello tondo.

I Risultati della sperimentazione

I risultati medi ottenuti dalla sperimentazione hanno evidenziato come la tecnica della minima lavorazione abbia permesso di conseguire una performance produttiva paragonabile all’aratura, mentre la semina su sodo ha ottenuto una produzione di risone significativamente inferiore alle altre due tecniche.

Nel corso del ciclo colturale del riso è stato rilevato un elevato investimento iniziale per il trattamento convenzionale, determinato da una buona emergenza; intermedio è stato quello ottenuto dalla minima lavorazione. Inferiore alle altre due tecniche è risultato invece l’investimento iniziale della semina su sodo. Tuttavia, mentre con la minima lavorazione la coltura ha pienamente compensato il minore investimento iniziale con un maggiore accestimento, permettendo di ottenere un risultato produttivo paragonabile all’aratura, con la semina su sodo la coltura non ha raggiunto un investimento ottimale.

Si evidenzia infine come, con le tecniche di aratura e minima lavorazione, non siano emerse differenze per quanto riguarda il numero di spighette per pannocchia. Più elevato è risultato invece il numero di spighette per pannocchia ottenuto con la tecnica della semina su sodo. Tale fattore non ha comunque permesso di colmare il gap produttivo rispetto alle altre due tecniche.

Ristec - produzione risone

L’architettura radicale e le tecniche di agricoltura conservativa

L’architettura dell’apparato radicale, cioè il modello di distribuzione spaziale e temporale lungo il profilo del suolo dei singoli elementi della radice, è un carattere che contribuisce in modo essenziale a definire l’efficienza con cui una pianta si approvvigiona di acqua e di nutrienti minerali. Un apparato radicale che si sviluppa prevalentemente in profondità intercetta meglio i nutrienti, come l’azoto, che tendono a lisciviare nel terreno, mentre un apparato radicale che si sviluppa prevalentemente in senso orizzontale è più efficiente nell’acquisizione di elementi, come il fosforo, poco mobile nel suolo.

Concorrono alla definizione dell’architettura di un apparato radicale:

a) l’angolatura di crescita delle radici avventizie rispetto al piano di campo;
b) la frequenza delle ramificazioni secondarie e di quelle di ordine successivo;
c) la crescita in lunghezza dei singoli elementi radicali.

Tutti questi caratteri sono determinati da tratti genetici che si esprimono diversamente in funzione delle condizioni fisiche (tessitura, compattezza, densità, porosità, permeabilità) chimiche (pH, stato redox, dotazione di sostanza organica, disponibilità di elementi minerali nutritivi) e microbiologiche (microrganismi rizosferici promotori di crescita, simbionti o patogeni) del suolo. Le tecniche di agricoltura conservativa che prevedono lavorazioni minime del suolo hanno effetti significativi su gran parte di questi fattori edafici; quindi la scelta di genotipi di riso con architettura radicale di per sé più adatta o comunque in grado di modellarsi efficacemente in risposta alle diverse condizioni del suolo è un fattore determinante per garantire gli standard produttivi e l’operatività di tali agrotecniche.

 

Per saperne di più

APPROFONDIMENTI

FAQ

A proposito di agricoltura conservativa:

Come avviene la gestione delle piante infestanti?